Eugenio Montale
XENIA I, 1: Caro piccolo insetto / che chiamavano mosca non so perché, / stasera quasi al buio / mentre leggevo il Deuteraisaia / sei ricomparsa accanto a me, / ma non avevi occhiali, / non potevi vedermi / né potevo io senza quel luccichio / rinoscere te nella foschia.
XENIA I, 13: Tuo fratello morì giovane; tu eri / la bimba scarruffata che mi guarda / “in posa” nell’ovale di un ritratto. / Scrisse musiche inedite, inaudite, / oggi sepolte in un baule o andate / al màcero. Forse le riinventa / qualcuno inconsapevole, se ciò ch; è scritto è scritto. / L’amavo senza averlo conosciuto. / Fuori di te nessuno lo ricordava. / Non ho fatto ricerche: ora è inutile. / Dopo di te sono rimasto il solo / per cui egli è esistito. / Ma è possibile, / lo sai, amare un’ombra, ombre noi stessi.
XENIA II, 5: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale / e ora che non ci sei è il / vuoto a ogni gradino. / Anche così è stato breve il nontro lungo viaggio. / Il mio dura tuttora, né più mi occorrono / le coincidenze, le prenotazioni, / le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede. // Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio / non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. / Con te le ho scese perché sapevo che di noi due / le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, / erano le tue.
Eugenio Montale
(Génova, 12 de octubre de 1896 – Milán, 12 de septiembre de 1981).
Poeta.
Premio Nobel de Literatura 1975.
Xenia, conjunto de 28 poemas escritos por E.M. entre 1964 y 1967 tras la muerte de su mujer.
En Aromito
Publicado por José María Pallaoro
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